Stessi permessi nella cura dei figli: una legge per la parità di coppia
di Valentina Conte
Testata: Repubblica
La proposta, presentata dal Pd, prevede congedi obbligatori di 5 mesi retribuiti al 100% per entrambi i genitori, anche nelle famiglie omoparentali
Conciliare vita e lavoro? No, condividere. Conciliare non basta più. Lo slogan è logoro perché di parte. Perché poi si finisce sempre a incentivare (poco) il doppio carico sulle donne, anziché redistribuirlo: professione e figli, carriera e cura, affermazione e famiglia. A dire basta e a proporre una nuova via, ecco il disegno di legge del senatore pd Tommaso Nannicini. Snello, dodici articoli, tre interventi: per le persone, per le imprese e per i servizi territoriali. Unico obiettivo: anticipare il 2228 (207 anni!), previsto dall`Organizzazione internazionale del lavoro per l`Equally SharedParenting, la genitorialità equamente condivisa. Che poi significa: stesso tempo per donne e uomini dedicato a lavoro retribuito e non, a pappe e riunioni. Come e con quali soldi? Il ddl entra nei dettagli, l`autore lo presenterà martedì al Sellato con Valeria Fedeli, Chiara Gribaudo, Titti Di Salvo, Fadi Hassan, Emanuela Mastropietro. Si parte dal titolo: “Interventi per l`equità di genere nel tempo dedicato al lavoro e alla cura dei figli”. E da una premessa: 1`80% del gender pay gap – donne
pagate meno degli uomini, a parità di mansione – si lega proprio alla scelta di avere figli, di essere anche madri oltre che compagne e lavoratrici. Come fossero una zavorra, questi figli. Una tassa da scontare poi in part-time forzati, lavoretti e contrattivi. Succede spesso, succede soprattutto in Italia, tra gli ultimi Paesi in Europa quanto a tasso di occupazione femminile: 47,8% nel primo trimestre di quest`anno, quasi 18 punti sotto il 65% degli uomini, 15 dalla media Ue (62,8%), peggio di noi solo la Grecia e (fuori dall`Ue) la Turchia. Lontano il traguardo storico del secondo trimestre 2019: 50,1%. Siamo di nuovo sotto le dieci milioni di occupate – a 9,4 milioni – con quasi 400 mila posti persi in pandemia. Ecco dunque il ddl Nannicini. Primo, maternità e paternità obbligatorie: 5 mesi per lui da utilizzare fino ai tre anni, 5 per lei, entrambi al 100% dello stipendio (oggi è all`80% per lei, zero per lui). Valido per tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori: dipendenti, autonomi, pubblico, privato. Per tutte le famiglie: anche in caso di omogenitorialità. Secondo, 12 mesi di congedi parentali (oggi sono 10 o 11 in base alla scelta del padre): massimo 6 me- si per le donne e 6 mesi per gli uomini. Indennità più generose: 80% per i primi 6 mesi (oggi 30%), 30% nei restanti 6 (oggi zero). Sempre all`80% per 12 mesi, se l`Isee è sotto i 40 mila euro. E ancora: congedo da usufruire fino ai 14 anni dalla nascita o adozione (oggi fino a 12 anni, ma con indennità solo nei primi 6). E per i figli con disabilità: 3 anni di congedi come oggi, ma 18 mesi all`80% e gli altri 18 mesi al 30%, contro il niente di oggi. Terzo, part-time e lavoro agile di coppia, opzionabili solo se li prendono entrambi all`interno di una coppia, anche in momenti diversi. Part-time alla tedesca: utilizzabile per 12 mesi da ciascun genitore fino a 6 anni dalla nascita/adozione con indennità retributiva che copre il 50% del calo del reddito: lavori metà tempo e prendi il 75% dello stipendio. O in alternativa il lavoro agile di coppia per 12 mesi fino a 6 anni dalla nascita/adozione. E un`indennità di mille euro ciascuno per i costi dello smart working. Quarto punto, gli incentivi alle aziende: anticipi delle indennità da parte dell`Inps per le imprese sotto i 10 dipendenti che hanno più problemi di liquidità. Per le imprese sotto i 250 dipendenti: sgravio contributivo del 50% per le sostituzioni a tempo determinato di
maternità e paternità o congedi, sgravio contributivo del 50% per i periodi di part-time di coppia, tutte le indennità extra coperte dalla fiscalità generale.
Quinto punto, bando aperto ai Comuni per realizzare servizi integrati di sostegno alla genitorialità o ripensare gli orari dei servizi comunali in ottica pro-condivisione.
Ultimo punto: la riforma costa 4 miliardi, coperti attingendo al Fondo sociale per l`occupazione (mezzo miliardo) e tagliando de110%, ossia per 3,5 miliardi, il Fondone che accompagna il Recovery.
Nannicini: “Una riforma fondamentale. La impone Ue”
Non abbiamo bisogno di una riforma, ma di una rivoluzione, non di conciliazione, ma di condivisione tra lavoro e famiglia, se vogliamo risolvere una delle più gravi disparità di genere esistenti in Italia». Tommaso Nannicini, economista e senatore Pd, dice che «è arrivato il momento di aggredire questo squilibrio scaricato sempre e solo sulle donne».
Senatore, perché ora?
«Ora più che mai. Se vogliamo tornare a crescere rapidamente, anche grazie alle risorse del Pnrr, dobbiamo mettere in moto l’occupazione di giovani e donne, i due grandi serbatoi del lavoro trascurati. La pandemia ci ha fatto capire che gli strumenti di prima, tra congedi tradizionali e smart working, non bastano. La coppia deve trovare un nuovo equilibrio per liberare il potenziale occupazionale delle donne, ma anche il desiderio di paternità degli uomini».
L’assegno unico per i figli non basta?
«È importante come pure gli asili nido finanziati con il Pnrr. Ma non è questo il momento di interventi al margine. Anche l’Europa, nella direttiva 1158 del 2019 da recepire entro il 2 agosto 2022, ci chiede un cambio di paradigma. Di passare cioè dalla conciliazione alla condivisione di vita e lavoro. È quello che fa questo disegno di legge, paritario in ogni dettaglio, prevedendo congedi e indennità più generose per tutte le coppie e tutti i lavori. Basta giocare solo con qualche giorno di paternità o ritocchi qui e là. L’Italia deve cambiare paradigma».
Perché finanziarlo con il Fondone abbinato al Pnrr?
«Quel Fondone da 31 miliardi è un’occasione mancata, un premio di consolazione per progettini di ministeri e lobby non entrati nel Recovery. Quando invece andava usato per finanziare le riforme e renderle più credibili. Riforme a costo zero esistono solo negli editoriali di noi economisti».
Quale trasversalità politica avrà questo suo ddl?
«Più ampia possibile, spero. A partire dalle forze progressiste e di centrosinistra. Questo cambio di paradigma serve al Paese».