Più partecipazione
di Stefano Sodgiu
In Italia, di recente, è nata una proposta di legge popolare per sostenere la nascita di Assemblee deliberative di Cittadini e Cittadine.
Volare ha deciso di appoggiare questa proposta allo scopo di farla conoscere a più persone possibili, di raggiungere le 50.000 firme necessarie per farla esaminare dal Parlamento, di promuovere, ove possibile, concrete e rigorose sperimentazioni di questo nuovo modo di disegnare le scelte pubbliche. Da tempo il rapporto fra cittadini, cittadine, istituzioni democratiche ed organizzazioni politiche non funziona. Da molto, è in atto una grave crisi della rappresentanza. Un elemento che può essere accelerato ulteriormente dalla fase di uscita dalla pandemia da coronavirus.
Un’elevata qualità delle decisioni democratiche deve tornare al centro dell’agenda riformista. In un contesto nel quale il livello d’istruzione è certamente insufficiente rispetto alle sfide cognitive che vengono poste a ciascuno di noi, dove l’agenda politica troppo spesso è influenzata dai social network, pieni di notizie false, in cui il vero dialogo fra persone ed Istituzioni è inibito, è necessario fare del recupero democratico un elemento intorno al quale ruota il cambiamento dei rapporti fra cittadino e Stato, a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale, comunitario.
La voce dei cittadini, in modo informato e competente, deve poter essere ascoltata in contesti preparati a questo scopo. La nuova frontiera democratica deve diventare quella della democrazia deliberativa. Una democrazia organizzata perché i cittadini possano “processare” le informazioni e discuterne in maniera competente, rilasciando pareri che devono essere necessariamente presi in esame dai decisori. Mai più, dunque, decisioni dal forte impatto senza discussioni deliberative che includano la cittadinanza. Va inoltre cambiato il rapporto della politica e delle Istituzioni con il web ed i social network, che devono diventare sempre più un luogo di esercizio democratico snello e semplice, di scambio di informazioni, di partecipazione attiva. Le amministrazioni pubbliche dovranno avere una particolare attenzione al rapporto con i cittadini anche attraverso un continuo rendiconto di quanto viene realizzato con il contributo di verifica dei cittadini, attraverso forme di monitoraggio civico delle attività, integrando le persone anche nelle fasi attuative dei programmi.
Si tratta di un approccio che cresce e si diffonde velocemente. Un recente studio OCSE mostra come questo modello, ormai, si vada articolando sempre più nelle democrazie occidentali. E’ così che la Francia fa decidere a 150 persone estratte a sorte (su base campionaria e rappresentativa della popolazione) le misure per abbattere del 40% le emissioni gas-alteranti entro il 2030. E’ così che l’Irlanda fa individuare a 66 cittadine e cittadini, provenienti dalle diverse circoscrizioni elettorali dell’Isola, più 33 rappresentanti del Popolo, le modifiche alla sua Costituzione. E’ così che nell’Ostbelgien, la regione germanofona del Belgio, nasce un’Assemblea di Cittadini definita su basi campionarie che ogni anno decide importanti questioni svolgendo un lavoro di affiancamento autorevole delle Istituzioni. Autorevole perché non certo affidato ai social network o a qualche sondaggio d’opinione, autorevole perché informato, competente, discusso. Esattamente come deve essere un verdetto: il modello è molto simile a quello dei Giurì popolari anglosassoni. A essere “processata”, però, è una decisione. E’ un modello che risolve molti problemi delle democrazie e che diffonde benefici effettivi alla sfera più generale dell’opinione pubblica che, è stato osservato, tende a conformarsi maggiormente a criteri di logica e razionalità decisionali. A livello nazionale tuttavia, il percorso è molto indietro. Ora abbiamo l’occasione di accelerarlo attraverso una legge che introduce elementi innovativi nel processo di creazione delle politiche pubbliche. È un’occasione di aprirci a mondi nuovi, diversi. Di migliorarci. Cogliamola.