Futuro e mobilità
di Andrea Medici
Ci siamo, stiamo scegliendo in questi mesi quale mobilità vogliamo avere nel futuro degli italiani, quali interventi abbiamo modo di realizzare entro il 2026, guardando al lungo periodo (Agenda ONU 2030 e al bilancio netto zero dei gas serra al 2050). Il momento è propizio e lo strumento Next Generation EU mette a disposizione dell’Italia risorse straordinarie, 210 miliardi di euro, per la ripresa, lo sviluppo sostenibile e la resilienza.
Tra i tanti progetti da finanziare abbiamo la possibilità di concentrarci sui temi della mobilità sostenibile, avvicinandoci agli obiettivi del Green Deal Europeo, della progressiva riduzione delle emissioni (CO2 in particolare) fino al bilancio netto zero.
In questo scenario, le emissioni attuali del settore dei trasporti occupano una quota rilevante (26% di CO2 in Italia) e alcune scelte coraggiose oggi potrebbero essere determinanti per il futuro. Vogliamo credere che da questo tempo di emergenza abbiamo imparato qualcosa e non soltanto perso qualcosa, anche rispetto alle nostre abitudini di mobilità.
In questo tempo di evidente incertezza ci poniamo tre domande: QUANTA mobilità sarà utile garantire e QUANDO sarà necessario renderla disponibile? E ancora, la domanda principale, QUALE mobilità vogliamo per il futuro.
A oggi, parliamo dell’Italia, la mobilità delle persone e delle merci è ridotta di circa 35-55% a seconda delle aree geografiche. Potremmo sostenere che in futuro faremo facilmente a meno di una parte dei nostri spostamenti abituali, in parte perché sostituibili da soluzioni tecnologiche on-line e da smartworking – che abbiamo largamente sperimentato ad oggi – e in parte perchè saremo più essenziali. Stiamo evitando spostamenti che ci stanno cuore, a cui non vorremo rinunciare: tralasceremo in futuro gli spostamenti a basso valore aggiunto. In questi ultimi mesi abbiamo anche vissuto più da vicino il nostro territorio e spesso è stato arricchente, abbiamo scoperto luoghi belli, non lontano da casa (si pensi anche al modello città dei 15 minuti). Siamo, dunque, diventati più essenziali nei nostri desideri e nei nostri bisogni di mobilità: sarà una delle lezioni imparate con la pandemia? Il sistema dei trasporti potrebbe dover garantire una quantità minore di spostamenti complessivi. Inoltre, è difficile dire quando avremo di nuovo un assetto che potremmo definire “di regime” nella mobilità. Nel 2021 è difficile, forse l’anno successivo o tra due. Questo aspetto è rilevante perchè in meno di due mesi l’Italia deve approvare un piano di sviluppo sostenibile da attuare entro il 2026.
Il PNRR italiano, ha inserito una serie di elementi che mirano a guidare la transizione ambientale, l’efficientamento energetico nel settore dei trasporti, la decarbonizzazione. L’impatto dei progetti inseriti nel piano si collocano in tempi intermedi, nell’orizzonte del 2030 e devono dare risultati concreti nella direzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), in particolare per le città.
Tra i diversi ambiti di investimento delle risorse del RRF hanno particolare fondamento questi cinque:
1) Elettrificazione del trasporto pubblico e conversione delle attività dell’indotto (componentistica, ricambi, manutenzione, formazione e sviluppo delle competenze, ciclo di vita delle batterie).
2) Ciclabilità, in ogni sua forma, urbana e non, supportata da spazi e infrastrutture adeguate (ad es. Velostazioni). Un buono slancio lo ha dato il rinnovo recente del parco mezzi (col bonus mobilità 2020) e vale la pena sfruttare l’occasione su larga scala per una rivoluzione a due ruote.
3) Sharing, nel senso che dovrebbe essere sfruttato il modello dei sistemi in sharing per abbattere le barriere all’entrata e la necessità di un investimento iniziale per l’utilizzo di un mezzi efficienti e sostenibili.
4) Interscambio modale in città tra ferro e sistemi di mobilità attiva, per mantenere collegate i territori con i centri urbani, dove gli spostamenti sono più lunghi.
5) Infine, logistica urbana elettrica e ciclabile: in questo ambito, incluso quello delle flotte, lo spazio di radicale trasformazione è notevole e auspicabile. Trasporto merci, ultimo miglio, servizi di distribuzione (farmacie, mense).
Tutto questo impegno di risorse, complessivamente 69 miliardi di euro di sovvenzioni e 141 di prestiti, da restituire in 30 anni, non può però prescindere da una responsabilità morale nei confronti dei più giovani. Stiamo decidendo ora in conto terzi, per i nostri figli e nipoti, infrastrutture, opere e iniziative, il cui onere sarà in parte ripagato da loro tra molti anni. Saranno felici di sostenere lungimiranti progetti sostenibili e resilienti, se sapremo indirizzare bene oggi la nostra scelta.