Europa, unione, futuro
di Efisio De Muru
Duecentosette miliardi, tra prestiti e trasferimenti vincolati messi a disposizione dell’Italia dall’Unione Europea.
Solo alcuni mesi fa il dibattito politico era incentrato sul rigore e sul rispetto del Patto di Stabilità.
Adesso, la pandemia e i drammatici effetti che ha determinato sull’economia globale, impongono un doveroso ripensamento, per immettere fiducia nei mercati e nella società, e cosa più importante, per ripensare il ruolo e la funzione delle Istituzioni Europee in chiave sociale e solidale, nella direzione in cui vorremmo andasse, quella dei cittadini, dei popoli, della collaborazione e della solidarietà reciproca.
Un fiume di denaro che impone responsabilità e serietà, concretezza e visione del futuro. I progetti dovranno essere coerenti con le direttive della Commissione Europea e dovranno essere pronti entro fine anno per impegnare l’anticipo previsto e cominciare dal 2021 con la loro realizzazione. L’intero importo stanziato dev’essere correttamente pianificato e impegnato entro il 2023 e speso non oltre il 2026.
MES, Recovery Fund, SURE, sono strumenti di vitale importanza per la tenuta dell’economia italiana, rappresentano una opportunità storica in grado di rendere possibile interventi straordinari sulla viabilità, sul sistema infrastrutturale, nell’edilizia ospedaliera, nel recupero delle periferie, più complessivamente in tutti i settori in grado di creare nuova occupazione e generare sviluppo sostenibile.
Il Green Deal, la sostenibilità sociale, la riforma di ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, la digitalizzazione della pubblica amministrazione e della giustizia rappresentano le priorità attorno alle quali ridisegnare il futuro dell’Italia, un’occasione unica e straordinaria per affrontare questioni di vitale importanza troppe volte derubricate a secondarie o addirittura non affrontate e archiviate.
Invece è proprio da qui che bisogna partire, dalla capacità di innovazione, modernizzazione, definendo interventi e investimenti che siano ispirati a sviluppo e equità sociale, perché l’equità sociale è il perno della nostra democrazia.
Nell’immaginario collettivo del cittadino medio europeo – soprattutto di quello appartenente agli Stati membri con economie in sofferenza, caratterizzati da precarietà e preoccupazioni quotidiane – l’Unione Europea, più comunemente e erroneamente definita “Europa”, è considerata e vissuta, come sinonimo di soggetto erogatore di risorse finanziarie, piuttosto che soggetto politico sovranazionale cui è preposto il compito di assumere decisioni di vitale importanza per 27 Stati membri e per i cittadini degli stessi.
Oggi, l’aspettativa del cittadino europeo circa il ruolo e le funzioni dell’Unione Europea è fortemente condizionata dalla drammatica pandemia in corso, e la percezione dell’Unione è ulteriormente condizionata da rinnovate paure e insicurezze che rendono precario e incerto il futuro. La crisi finanziaria di questi anni, la politica economica e il fenomeno migratorio in particolare, hanno accresciuto e amplificato la disaffezione verso le Istituzioni Europe. In una fase storica dove egoismi sovranisti e nostalgie autarchiche – alle quali purtroppo l’Italia ne rappresenta con il centrodestra la parte più retriva – cavalcano il malcontento e l’ignoranza, mettendo in discussione il ruolo dell’Unione Europea e delle sue Istituzioni, è necessario spiegare e sostenere con convinzione, le ragioni profonde e nobili per le quali vale la pena restare europeisti, rifuggendo da posizioni antieuropeiste anacronistiche e pericolose, che generano un folle euroscetticismo che lede alla base la costruzione democratica dell’Unione alla quale tutti, con maggiore consapevolezza, siamo chiamati a dare un contributo. Questa è l’occasione giusta per ridare fiato a un europeismo maturo del quale noi italiani, a partire da Altiero Spinelli, siamo stati precursori sin dai tempi del Manifesto di Ventotene.
La vera sfida dell’Unione è oggi trovare un equilibrio tra lavoro, salute, economia e libertà in una delle fasi storiche più difficili e travagliate della sua storia. Lavoro, Salute Economia e Libertà, possono avere un punto certo di caduta credibile se implicano il contrasto alla disoccupazione e il sostegno alle fasce più deboli attraverso la riconsiderazione e la rimodulazione delle misure e delle azioni capaci di assicurare reddito. NexGenerationEu, Salario Minimo, Green Deal, rappresentano i pilastri sui quali costruire la nuova dimensione dell’Unione, costituiscono gli obiettivi che le attuali classi di Governo debbono prefiggersi con maturità e consapevolezza.
È quindi ineludibile porsi l’obiettivo della costruzione di un’Unione Europea della Sanità più forte, più preparata e in grado di gestire efficacemente le minacce attuali e future per la salute dei cittadini europei ed è altrettanto ineludibile, a tal fine, sostenere con forza la necessità dell’utilizzo del MES per la riqualificazione del sistema sanitario italiano.
Una Europa della Sanità che sia in grado di restituire al pubblico la cabina di regia di servizi ai cittadini primari e non negoziabili come quello alla salute, che sappia superare una perversa declinazione privatistica del diritto alla salute che nei mesi scorsi in Lombardia ha dimostrato in modo ineludibile distorsioni e perversioni. Oggi più che mai la tutela della salute dei cittadini europei e la dimensione pubblica dei servizi erogati debbono diventare una priorità assoluta.
In questo quadro il tema dell’insularità va riproposto con forza affinché risorse adeguate possano essere investite per creare sviluppo e ridurre il divario con il resto del paese. Anche per Sicilia e Sardegna l’attuale quadro europeo rappresenta una opportunità storica alla quale siamo chiamati a dare risposte serie e realizzabili.
La pandemia del Covid-19 ha costretto l’Unione Europea a ripensare tempi e modi, ha impresso un’inevitabile accelerazione, obbligando le Istituzioni Europee a superare dogmi e preconcetti per svoltare nella direzione dell’aiuto concreto agli Stati membri e ai cittadini europei, adesso spetta alla classe dirigente italiana dimostrare di essere all’altezza del compito.