Volere, Volare
di Tommaso Nannicini
Anna corre. Corre a scuola, corre a casa, corre agli appuntamenti, corre a fare la spesa, corre dal pediatra. Quando la sera crolla sul divano, controlla il conto in banca e finisce le ultime mail, mentre Luca – rientrato da lavoro – gioca con la piccola Emma prima della buonanotte. Una partita Iva che non deve uscire dal “forfettino”, uno studio col fatturato che cala, un capo che non cede mai il passo alle nuove leve. Anna sopravvive in una giungla pensata per maschi, o per donne purché senza figli. Corre in questo paesaggio incerto, fino a quando il Covid la fa fermare, in casa con la piccola sulle gambe, un salotto troppo stretto per starci in tre tutto il giorno. Il lavoro rallenta, fino a dire quasi stop. Ora Anna è stanca di correre. Vorrebbe solo due ali per volare.
Marco ha 24 anni, vive per studiare e lavora per vivere. Per la prima volta nella sua famiglia c’è stata una festa di laurea, la sua. Mamma e papà lavorano come dei matti, tra la lavanderia e la fabbrica i soldi non bastano mai per quelle due bocche giovani e affamate. E così Marco ha passato gli ultimi cinque anni tra libri e lavoretti: barista il pomeriggio, nel weekend cameriere in un ristorante. Estati tra studio e viaggi in macchina con gli amici. Un sogno nel cassetto: la fabbrica sì, ma nei posti di comando, per regalare ai suoi genitori quelle vacanze che non hanno mai fatto. Ma questo mondo la fatica di Marco non la vuole conoscere. Non ha gli amici giusti, le porte sono chiuse, il Covid le ha sigillate a doppia mandata. Lui, che non avrà la tesi più bella o il curriculum più figo, allo Stato non chiede soldi. Al suo Paese chiede solo una possibilità.
Anna e Marco non sono esperienze isolate. Già prima della tempesta Covid, mentre il mondo correva verso il 5G, l’Italia affondava con le 3G delle sue disuguaglianze: di genere, generazionali e geografiche. Ora la crisi economica innescata dalla pandemia si è accanita proprio su di loro: donne, giovani, aree interne. Sono le vittime di un passato e di un presente che continuano a metterli in un angolo. E la politica che fa? Si azzuffa sul niente. Quando è chiamata a scegliere a chi dare quei soldi presi in prestito dal futuro, sceglie di darli a chi un lavoro già ce l’ha, illudendosi che lo shock che ci ha colpiti sia temporaneo e non ci sia bisogno di cambiare andazzo. Ma questa è, appunto, un’illusione. Noi l’andazzo, invece, vogliamo cambiarlo. Con una sana “condizionalità”. Qualsiasi riforma, dal fisco agli asili, dalla pubblica amministrazione al welfare, dalla formazione permanente alle pensioni, deve essere fatta con una sola condizione: liberare le energie di giovani e donne. Perché è solo così che possiamo far tornare l’Italia a crescere. Con la dignità del lavoro, non con l’assistenzialismo. Con politiche che aiutino le coppie a “condividere” la scelta di diventare genitori, non con politiche che aiutino solo le donne a “conciliare” vita e lavoro, come se fosse un destino che riguarda solo loro. Per farlo servono coraggio, visione e soldi. Non diamo retta a quelli che dicono che le priorità sono altre, che non si può, o che per giovani e donne bastano le riforme a costo zero, mentre per tutto il resto i soldi si trovano sempre. Sono solo scuse per non cambiare mai niente. Noi non ci stiamo e vogliamo dimostrarlo con proposte concrete. Volere, volare.