Integrazione e regolarità per un’immigrazione che fa bene all’Italia
di Geri Ballo e Giovanni Lattanzi
Negli ultimi 30 anni l’immigrazione verso l’Italia è diventata un processo continuo. Oggi possiamo dire che il processo dei flussi migratori in italia non è più considerabile come emergenziale bensì come un sistema a cui approcciarsi in modo strutturale, e come tale va pensato, normato e gestito. Purtroppo, nel Paese siamo invasi da pensieri negativi e discriminatori che in alcuni momenti sono diventati pensiero maggioritario, complice una decisiva mancanza di visione e di coraggio della sinistra. È qui che dobbiamo inserirci con una visione alternativa, strumenti legislativi per concretizzarla e una strategia efficace per raccontarla, portandola a diventare una visione condivisa egemone nel Paese.
Dobbiamo cominciare da una seria analisi e revisione del sistema di regolarizzazione che il Governo ha proposto in questi ultimi mesi: noi crediamo si debba cambiare approccio, passando dalla visione opportunistica di regolarizzare “braccia per i campi” a quella che pensa davvero alle persone, a cui dobbiamo dare la possibilità di perseguire una vita migliore, rilasciando in primo luogo un permesso di soggiorno per la ricerca di un lavoro in qualsiasi settore. È da qui che riparte il riconoscimento dei diritti delle persone, che in stato di irregolarità e senza un sostentamento economico stabile, si sentono costrette a nascondersi e sopravvivono nelle uniche alternative possibili: intrappolati nei tentacoli dello sfruttamento o della devianza.
Chiediamo subito l’abolizione dei decreti (in)sicurezza, voluti da Salvini, che hanno portato solo nuovi migranti irregolari e hanno cancellato l’approccio umano del sistema di accoglienza. Dobbiamo tornare a pensare l’immigrazione come un processo positivo che sia una opportunità per le persone che arrivano e per il nostro paese. Più accoglienza, più interazione, più integrazione, sono la ricetta per un vivere comune nelle nostre città, nei quartieri, anche quelli di periferia, in Italia.
È ormai da troppo tempo che manca la possibilità di accesso regolare in Italia, da quando fu approvata la legge bossi-fini. Non possiamo più perdere tempo, lo abbiamo fatto per troppi anni senza una vera spinta riformista che ripensasse un sistema organico. Dobbiamo partire da una nuova riforma sull’immigrazione in Italia, con un approccio sistemico europeo, che superi la bossi-fini indicando una nuova rotta che abbia nei principi basilari la possibilità di ingresso regolare in Italia. Dobbiamo immaginare un percorso di integrazione per l’Italia (lingua, formazione sulle istituzioni e conoscenza primaria del nostro Paese, formazione professionale) che parta dal Paese di origine attraverso un sistema di collaborazione tra ambasciata, ong e soprattutto partner locali. Abbiamo l’obbligo di fermare le morti in mare, non con il blocco dell’immigrazione ma regolandola. Un sistema che sia strutturale, che sia conosciuto e riconosciuto con tempistiche, diritti, regole certe e trasparenti, che eviti la possibilità ai migranti di entrare nei sistemi malavitosi. Un sistema che dia alle persone che vogliono chiedere protezione internazionale una accoglienza fatta di certezze e soprattutto umanità dove chi accoglie prende in carico la persona e l’accompagna verso una piena integrazione. E per coloro che cercano lavoro, una vita migliore, strutture di supporto per la ricerca di lavoro e l’integrazione sociale. Dobbiamo dare la possibilità di atterrare nel nostro Paese per poi VOLARE insieme e contribuire alla costruzione di un’Italia migliore.