Doveri e sostenibilità
di Matteo Reale
In questi anni la rendicontazione non finanziaria da parte delle organizzazioni ha visto uno sviluppo sensibile, per effetto delle sollecitazioni degli stakeholders di diverso livello a conoscere gli obiettivi di valore anche sociale a lungo termine. La spinta viene soprattutto nei soggetti (come il territorio o i consumatori), che non sono direttamente raggiunti dai risultati evidenziati nei bilanci di esercizio, ma che sono coinvolti dal perimetro d’azione delle attività. La questione è evidente per gli enti pubblici e non profit, ma riguarda sempre più da vicino anche le organizzazioni profit.
Per questo sono nati strumenti di rendicontazione sociale e ambientale, che possono confluire in quello che è chiamato il report di sostenibilità. Uno strumento di monitoraggio e rendicontazione dei processi di gestione responsabile, che riassume obiettivi e impatti delle performance ESG (ambientali, sociali e di governance) dell’organizzazion: policy di sostenibilità, diritti dei lavoratori, relazioni con soci, utenti, fornitori ecc.
Per effetto del recepimento di una Direttiva europea, dal 2018 le grandi aziende e le imprese di interesse pubblico (banche, assicurazioni) italiane sono obbligate a pubblicare un reporting assimilabile a questo modello. Questo obbligo viene esteso dal 2021 anche a enti no profit di una certa dimensione ed imprese sociali, ma non ancora a tutte le imprese.
E’ certo che i fondi InvestEU o il dispositivo comunitario per la ripresa e la resilienza, che prevede stimoli per la transizione verde e in larga parte per la lotta al cambiamento climatico (ben il 37%), determineranno la necessità di un più largo impegno del mondo produttivo. Per raggiungere gli obiettivi, accanto a misure infrastrutturali, sarà naturale intervenire sulle performance ambientali delle singole imprese. Ma come misurare in modo diffuso gli impatti positivi di questi investimenti?
Il bilancio di sostenibilità annuale può diventare uno strumento di reporting, efficace e non complesso per l’autovalutazione e la comunicazione all’esterno dei risultati conseguiti da parte delle aziende. Occorre però estendere a tutte le tipologie d’impresa il compito di redigere un bilancio di sostenibilità, rendendolo semplice, poco costoso ma efficace.
Integrando i dati a livello territoriale e avendo un collettore di comunicazione e misurazione pubblico/privato, è possibile verificare l’andamento delle attività che impattano e correggere le misure adottate secondo i parametri di valutazione, scelti a partire dalle priorità assegnate al Piano di ripresa e resilienza.