I benefici del Green Deal
di Matteo Reale
Con il declinare delle politiche industrialiste o “tardo-fordiste” le storiche opposizioni a nuovi modelli di sviluppo si sono affievolite. Et pour cause… visto che diversi studi indicano che la via alla crescita occupazionale e al benessere economico passa anche attraverso la transizione ecologica, con buona pace dei critici del decoupling… (ossia quelli che dicono che non si può avere crescita del PIL accompagnata da una decrescita della pressione ambientale).
Una nuova, positiva indicazione per il nostro Paese arriva dalla ricerca Il Green Deal conviene. Benefici per economia e lavoro in Italia al 2030, coordinato dall’associazione Italian Climate Network e commissionato da European Climate Foundation, recentemente presentato al pubblico. Secondo lo studio per raggiungere gli obiettivi climatici al 2050, gli investimenti italiani del periodo 2021 – 2030 nei settori strategici devono salire dai 1000 miliardi previsti dal PNIEC (Piano Nazionale energia e Clima, approvato nel 2019) alla cifra di 1780 miliardi. Entro il 2030 i trasporti necessitano di un tasso di elettrificazione dei veicoli su strada pari almeno al 30%; l’energia rinnovabile di un’installazione di pannelli fotovoltaici su circa il 4% del parco residenziale esistente; gli edifici di un investimento annuale per i settori residenziale e commerciale-pubblico pari a 21 miliardi.
Questi sforzi si tradurrebbero in una crescita dell’occupazione stabile nell’ordine del 2,5%-3% (un incremento netto di unità di lavoro compreso tra 530.000 e 700.000) e in un maggior aumento annuo del PIL dell’ordine dello 0,5%-0,6%,
Numeri che migliorerebbero ulteriormente nel caso in cui l’Italia mirasse i suoi investimenti verso gli ambiti green a maggior contenuto tecnologico: 7 miliardi annui di investimenti aggiuntivi in tecnologia green avanzata porterebbero a una crescita continua di ore lavorate e PIL, fino ad avere nel 2030 circa 700 milioni annui di ore lavorate (pari allo 0,3%) e circa 70 miliardi annui di PIL (il 4,1%) in più. Con indubbi benefici ambientali e sociali.
Lo ricerca valuta che durante questa fase la perdita di posti di lavoro, soprattutto nella produzione di energia fossile, sarebbe di a circa 60mila unità, in parte non recuperati. Ma questo dato ci indica, ancora una volta, come l’investimento in formazione e competenze sia necessario per affrontare qualunque transizione il futuro ci riservi.