#siamopari
di Chiara Gribaudo
È stato il lavoro, nel secolo scorso, il primo mezzo di emancipazione delle donne ed è il lavoro ancora oggi a determinare le discriminazioni e le disuguaglianze che impediscono la libera scelta di coniugare lavoro e famiglia, l’indipendenza economica, la realizzazione personale e l’uguale partecipazione alla vita sociale e politica del Paese. Secondo il più recente rapporto Anpal, le donne in Italia percepiscono in media il 7,7% in meno degli uomini, con punte che sfiorano il 20% nel settore privato. Una donna che dopo aver avuto un figlio torna al lavoro, vent’anni dopo avrà lo stipendio più basso di una donna che non lo ha avuto. I terribili dati Istat sulla natalità italiana del 2019 (-4,5% di nascite rispetto al 2018), ci dicono ancora una volta che sono le donne del Nord a fare più figli perché hanno lavoro e servizi, mentre lo stereotipo della prolifica donna del Sud è stato abbattuto dalla realtà economica e degli inesistenti asili nido del Mezzogiorno. Per questi motivi dobbiamo tornare a parlare di parità salariale e di pari opportunità sul luogo di lavoro. Pari opportunità di crescita, carriera, formazione, di lavorare full-time o part-time, pari opportunità di ricoprire i ruoli più importanti senza essere discriminate economicamente. La mia proposta di legge per la parità salariale, attraverso l’applicazione del principio di trasparenza, mette in gioco la reputazione delle aziende per indurle alla responsabilità nei confronti delle donne. La pandemia ci ha dimostrato che le donne sono sempre le prime a pagare una situazione di crisi: con i contratti a termine non rinnovati, lo smartworking che si somma al lavoro di cura e raddoppia il carico di stress, le minacce per chi non sapeva come tornare al lavoro, la prima linea degli ospedali e degli ospizi dove con bassissime retribuzioni le donne hanno svolto funzioni essenziali. È tempo di cambiare la mentalità e la cultura del lavoro delle donne, la condivisione delle responsabilità genitoriali, i servizi a disposizione delle famiglie. Perché #siamopari in tutto, nelle capacità, nell’intelligenza (sono donne il 56% dei laureati italiani), e siamo indispensabili per lo sviluppo del Paese (per Bankitalia più donne occupate vorrebbe dire +7 punti di PIL). Per questo dobbiamo lavorare, in Parlamento e nella vita quotidiana. Perché la parità non sia più solo uno slogan e diventi un diritto tangibile per tutte.